Recensione: Nel nero degli abissi di François Morlupi


«Audacia, audacia, audacia, per parafrasare la celebre frase di un rivoluzionario francese. Meglio buttarsi, provare, rischiare e rimane scottati, piuttosto che sopravvivere senza alcuna emozione. Non aveva più paura della paura e ora scorgeva, nella tazzina di caffè, il bicchiere mezzo pieno, finalmente.»

Quanto può essere profondo l'abisso dell'animo umano?
La domanda è retorica se prima non si legge "Nel nero degli abissi" di François Morlupi [Salani], la seconda indagine dei Cinque di Monteverde che abbiamo conosciuto in "Come delfini tra pescecani".
L'indagine condotta dal commissario Ansaldi e dalla sua squadra, stavolta tocca il fondo del male e cerca di non affogarci.

Nel precedente episodio, avevamo lasciato Biagio Maria Ansaldi a coccolare il sogno di avvicinarsi a una donna, la prima a risvegliare un suo interesse dopo anni, e non poteva essere altrimenti con la bella e competente libraia della nuova libreria di quartiere. Adesso Biagio Maria deve scegliere se lanciarsi o restare ancorato al passato ed è una bella sfida per lui che non rischia mai.

«Un cattivo presagio gli inondò la mente come l'esplosione d'acqua di una diga appena spezzata. Dentro di sé aprì un ombrello cinese di carta e si mise al riparo dall'onda in arrivo.»

La sfida più grande, però, arriverà dal piano professionale, quando una prostituta viene trovata barbaramente uccisa nel parco di Villa Pamphili e, contemporaneamente, tutte le forze dell'ordine della Capitale sono impegnate in un piano di protezione per tutti i principali capi di Stato europei, ospiti di un importante vertice politico. Il ministro degli Interni e il questore si raccomandano: niente disordini in quel periodo e Ansaldi suda freddo all'idea che un omicidio nel suo quartiere arrivi fino alle orecchie dei suoi superiori. Quando gli omicidi diventano due, è chiaro che la scia di sangue non si fermerà, soprattutto dopo che l'assassino o gli assassini iniziano a inviare in commissariato lettere provocatorie.

I Cinque di Monteverde si troveranno, stavolta, a decifrare un rebus che richiede tutta la loro concentrazione e la capacità di interpretare i segni e i non detti di qualcosa che hanno sotto gli occhi, ma non riescono a vedere, avvolti dalle tenebre degli abissi più neri.
"Nel nero degli abissi" conferma la capacità di Morlupi di raccontarci eventi grandi e piccoli con la stessa semplicità, in questo caso il male assoluto e le piccole delusioni con la sensibilità di chi si siede ad ascoltare e, con una sola parola, esprime grande saggezza.
Eppure, confesso che, grazie a quella semplicità, è riuscito a spiazzarmi nella soluzione di questo caso, complessa, inaspettata, originale (e dire che di noir ne ho letti parecchi).

Biagio Maria Ansaldi conferma la sua fascinazione su di me anche in questa indagine: è un personaggio che mi ha conquistato con tutte le sue paturnie, tanto che, ogni volta che si misura la febbre, ho iniziato a pensare anche io che 36.9 fosse sintomo di un febbrone in arrivo.
Lo sceglierei su tutti gli altri della squadra, ben inteso che ognuno dei poliziotti di Monteverde risveglia la mia curiosità attorno alle loro vite che, libro dopo libro, si stanno dipanando sotto gli occhi dei lettori.

I Cinque di Monteverde sono protagonisti di romanzi che entrano di diritto nel panorama noir italiano e conquistano un posto di tutto rispetto.

«Mentre attendeva ritorno della squadra, Ansaldi riordinò la scrivania. Ogni volta che avvertiva un briciolo d'ansia, per evitare di consumare tonnellate di medicinali si incaponiva nel risistemare l'ufficio. Tolse tutti gli oggetti e li posò alla rinfusa sulla sedia, poi, scegliendoli uno per uno, li riposizionò sul tavolo perfettamente simmetrici ed equidistanti. Eseguì l'operazione quattro volte, per essere sicuro del risultato.»


[libro omaggio della casa editrice]

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