Recensione: Inverno di Ali Smith


«Ecco cos'è l'inverno: un esercizio per imparare a ricordare come indurirsi e poi come tornare alla duttilità e alla vita. Un esercizio per imparare ad adattarsi allo stato di gelo o di disgelo che l'inverno stesso ti porta.»

A volte, fatico a entrare nelle storie che leggo. Poi, tutt'a un tratto, mi si aprono gli occhi ed è come se fossi lì coi personaggi, vorrei parlare con loro, rispondere nei dialoghi dove, secondo me, le cose sarebbero potute andare diversamente.
Complice un inverno che ha giocato a mettermi alla prova, ho recuperato un libro che corteggiavo da qualche tempo, "Inverno" di Ali Smith (Sur) e nelle prime pagine mi sono spesso fermata a chiedermi che cosa stessi leggendo. Poi, all'improvviso, non saprei dirvi quando, la storia ha iniziato ad avere un senso talmente palese che mi sono chiesta dove stessi guardando mentre iniziavo a leggere.

"Inverno" si apre con Sophia Cleves che, sola nella sua grande casa, divide le giornate con una testa luminescente che la segue dappertutto. Naturalmente Sophia non ne parla con nessuno e anche il lettore si chiede se sia il caso di distogliere lo sguardo per un attimo, per non metterla in imbarazzo di fronte a questa dimostrazione inattesa di inconscio (?) o di soprannaturale (?).

«Quello che desidera, invece, mentre è lì seduto a quella tavola lautamente imbandita, è l'inverno, l'inverno in sé. Vuole l'essenzialità dell'inverno, e non questa grigia copia di mezza stagione. Vuole l'inverno vero.»

Quando Art viene lasciato dalla sua fidanzata e ingaggia una sconosciuta per fingere alla cena di famiglia di Natale di essere la sua Charlotte, non sappiamo ancora che Art è il figlio di Sophia e la cena che lo attende sarà uno spettacolo di risentimento, rimpianti e ricordi da cancellare. Art giunge in Cornovaglia, insieme a Lux che finge di essere Charlotte, con un enorme peso sul petto causato dalla shit storm che sta colpendo il suo blog di nature writing a causa di una ripicca infantile della vera Charlotte. La sua vita personale e lavorativa è un'enorme confusione e la situazione con sua madre non lo aiuta, tanto che  si rende necessario l'intervento di sua zia Iris, la sorella ribelle di sua madre, allontanata dalla famiglia a causa delle sue idee sovversive.

Mentre Art cerca di districarsi tra i ricordi di sua madre e la versione di sua zia, mentre cerca di non farsi soffocare dall'ansia per il futuro e, allo stesso tempo, vivere il rarefatto presente, l'inverno diventa protagonista per la sua assenza. Il racconto delle nevicate passate sottolinea l'assenza di neve e di freddo, l'immobilità del cielo che non dà via di fuga ai dolori e ai problemi di persone che, almeno nelle stagioni, avrebbero voluto seguire la normalità.

«È una delle cose che riescono a fare i libri: sono in grado di rendere presenti più momenti allo stesso tempo.»

È esattamente questo ciò che fa questo libro, lascia convivere sullo stesso piano presente e passato, con una spinta di ansia per il futuro che imbeve i ricordi e i progetti venturi alla stessa maniera e riesce a fare tutto questo grazie alla scrittura di Smith che entra ed esce dai diversi punti di vista senza fare confusione e assumendo ogni volta la voce e i pensieri di un personaggio diverso.

Quando la nebbia iniziale si è dissolta, mi sono resa conto che "Inverno", oltre al resto, è la storia di una famiglia, con le sue dinamiche di amore/odio e cura/risentimento che sono comuni a molti.

Ali Smith ha concluso l'anno scorso la sua tetralogia delle stagioni, con l'ultimo capitolo dedicato all'estate e forse è tempo per me di iniziare "Primavera", il calendario sembra dirmi che è il momento giusto.
In più, credo che il fascino dello stile di questa scrittrice - finalista per quattro volte al Booker Prize e considerata una delle voci più influenti del panorama letterario britannico -, abbia colpito ancora.

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