Recensione: Residenza per signore sole di Togawa Masako


«Dallo sportello della portineria osservo quanto si svolge all'esterno, attraverso verso la porta a vetri che mi separa dal mondo: oggi, dopo tanti anni, verranno esposti alla luce del sole dei fatti tenuti gelosamente nascosti, i fantasmi del passato sepolti sotto questo edificio.»

Un libro di poche centinaia di pagine che, poi, si rivela un labirinto esplosivo.
Non saprei come altro definire "Residenza per signore sole" di Togawa Masako [Marsilio], un grande classico del noir giapponese, pubblicato per la prima volta nel 1962 e che ha consacrato la sua autrice come una delle più importanti scrittrici giapponesi di genere, grazie anche alla vittoria del prestigioso premio letterario Edogawa Ranpo per i romanzi gialli.
Solo slogan buoni per le fascette, penserete voi, e lo penserei anche io se non mi fossi lasciata avvolgere dalle spirali del mistero di questa storia.

A Tokyo c'è un enorme palazzo riservato alle donne nubili di ogni età ed estrazione sociale, si chiama Residenza K e all'inizio era guardato con sospetto dagli altri abitanti del quartiere, e poi sempre con maggiore curiosità da quando hanno iniziato a circolare voci sui misteri custoditi nei centocinquanta appartamenti occupati.
A causa di lavori stradali, il palazzo deve essere spostato e, invece di smontarlo e ricostruirlo, pensano di farlo letteralmente slittare grazie a binari e a pompe idrauliche. Gli abitanti del quartiere sono in fermento, così come le inquiline: cosa uscirà dalle fondamenta? Quale orribile mistero vedrà la luce dopo tanti anni di sepoltura?

«Quasi tutte le inquiline della residenza, invece, pur avendo condotto in passato, per quanto è possibile a una donna, un'esistenza piena, ora che avanzano negli anni tendono a ritirarsi nel proprio bozzolo, e a guardare con nostalgia ai giorni splendenti della loro giovinezza.»

Il racconto a più voci contribuisce a fornire diversi punti di vista e a infittire il mistero legato alle diverse inquiline: sentiamo gli sguardi, vagliamo le ipotesi, seguiamo i loro spostamenti e le macchinazioni per ottenere ognuna qualcosa, fosse anche solo un po' di attenzione.
A partire dallo slittamento delle fondamenta dell'edificio, un tocco di magia si attorciglia attorno alle diverse storie e ai diversi personaggi, in spirali sempre più strette. Eppure, quando crediamo che non ci sia più via d'uscita, Togawa ci tende una mano e inizia a dipanare con noi ogni singola questione e, improvvisamente, il labirinto in cui eravamo entrati, diventa una piazza ampia dove riusciamo a dare una risposta a tutto.

Togawa Masako costruisce un noir che tocca vette di genialità che mi hanno dato una scossa di adrenalina e mi hanno fatto ringraziare la casa editrice per averla riportata ai lettori nella maestosa traduzione dal giapponese di Antonietta Pastore.
Una vera delizia che, naturalmente, ha acceso un riflettore sulla produzione di questa scrittrice e spero che  presto possa essere interamente disponibile.

Ogni volta mi sorprendo del piacere che mi regala la letteratura giapponese.

«Questo palazzo di mattoni rossi è stato progettato cinquant'anni fa da un giovane architetto straniero che voleva offrire un'opportunità di emancipazione alle donne giapponesi, e i passanti guardavano con invidia mista curiosità la residenza riservata a giovai nubili, ma ormai la struttura è invecchiata insieme alle sue inquiline. E oggi, dopo tanti anni, verranno esposti alla luce del sole dei fatti tenuti gelosamente nascosti, i fantasmi del passato sepolti qui sotto?»


[libro omaggio della casa editrice]

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