Recensione: Un'estate a Borgomarina di Enrico Franceschini


«Alle sei del mattino Andrea Muratori mette la testa fuori dalla porta-finestra del suo capanno e crede di aver dormito fino all'autunno. È sparito tutto: il mare, il cielo, la spiaggia. Borgomarina è diventata un fantasma, nascosta dentro la fitta cortina lattiginosa che ha inghiottito la città.»

Nelle piccole cittadine ci si conosce tutti, anche quelli che per anni ci tornano in vacanza diventano parte della comunità. È successo esattamente così ad Andrea Muratori, giornalista, anzi corrispondente estero di grande valore che, una volta costretto alla pensione anticipata, decide di andare a vivere a Borgomarina, ridente località della riviera romagnola che per tutta la vita è stata la meta delle sue vacanze, prima coi genitori e poi con il figlio. Mura, come lo chiamano tutti, non riesce a stare con le mani in mano e, quasi suo malgrado, si ritrova a fare l'investigatore per i piccoli e grandi casi che approdano sulle sponde del porto canale disegnato da Leonardo da Vinci.

"Un'estate a Borgomarina" di Enrico Franceschini [Rizzoli] ci accompagna lungo il porto canale, in una diapositiva dolce-amara della stagione più crudele, soprattutto se di nome fai Andrea Muratori.
Anche stavolta, il nostro detective fai-da-te si trova a dover risolvere il mistero che ha avvolto un omicidio e si trova, invece, a dipanare una matassa ben più grande di quella che si aspettava.

«Ha sempre avuto l'impressione che la vita vera fosse altrove, in un luogo più intimo, come questo porto canale dove si nasce, si cresce e si muore in continua comunanza. [...] Non sono forse proprio questi i piccoli piaceri della vita? non valgono più della sua brillante carriera, delle avventure in luoghi esotici e pericolosi, degli alberghi di lusso e dei grandi viaggi?»

Appena passa la strana nebbia che ha avvolto Borgomarina, viene pescato un cadavere nel canale: è di Amos Zoli, l'imprenditore più ricco e l'uomo più odiato del paese. Il maresciallo Amadori sembra trovare subito l'assassino - che poi è un'assassina -, ma questo colpevole non convince nessuno, né la famiglia Zoli né Mura. Ingaggiato dalla figlia della vittima, Mura si mette sulle tracce delle persone che potevano avercela con lui e si trova per le mani una lista lunga, che allunga le sue radici addirittura fino alle scuole elementari. Insomma, quasi tutti a Borgomarina avevano un conto in sospeso con Zoli, ma arrivare ad affogarlo nel porto canale è un'altra storia.

Grazie all'aiuto dei suoi tre amici - i tre moschettieri - e delle loro compagne, per l'occasione in grande sfoggio di conoscenza, Andrea Muratori riesce anche stavolta a farci passeggiare, non solo lungo le sponde del canale, ma anche avanti e indietro nei secoli, nella storia che, a chi sa ben guardare, rivela segreti interessano addirittura i carteggi del geniale Leonardo.

Dopo "Bassa marea" e "Ferragosto", Enrico Franceschini prende di nuovo posto a un tavolino privilegiato con vista sul porto canale e ci racconta un'altra storia che sa di vacanze italiane, di amicizie che durano una vita, di rapporti d'amore carnale e non, di un uomo che ogni giorno dà un senso alla sua giornata riconoscendo il giusto valore alle piccole cose - una piadina, una nuotata, le risate con gli amici - e di queste piccole cose fa tesoro.

Anche stavolta, lo stile di Franceschini, la sua ironia, quella sottile comicità che fa leva sull'abilità di non essere mai eccessivo, mi hanno conquistato, inutile negarlo.
L'appuntamento con Mura è diventato irrinunciabile, per me: oltre a scoprire sempre qualcosa in più su questo personaggio, conosciamo meglio anche il Barone, il Prof. e l'Ing. con le loro compagne, e alla fine ci si sente parte di un gruppo che ha sempre qualcosa da raccontarci (quest'anno si è aggiunto anche il figlio di Mura, Paolo).

Tengo sempre più vicino al cuore le riflessioni di Andrea Muratori, in questo capitolo specialmente: in fondo, siamo entrambi giornalisti e viviamo lontani da casa (anche se lui ci è ritornato).
La nostalgia della fine dell'estate, per me, sta diventando uguale alla nostalgia della fine dei libri di Franceschini. È tradizione, come l'ultimo bagno prima di riporre i costumi fino all'anno prossimo.

«Ma se la vita è così, vorrebbe rispondere Mura, di cos'altro c'è bisogno? Di niente. Basta continuare a dire stupidaggini seriamente, e viceversa, come fanno loro quattro da quarant'anni.»



[libro omaggio della casa editrice]



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