Recensione: Di rosso e di luce di Valeria Corciolani


«Un libro ben scelto può salvarti da qualsiasi cosa, persino da te stesso.»

Edna Silvera non ha un bel carattere, a prima vista: è puntigliosa, eccessivamente critica, a tratti cinica, difficilmente imbrigliabile direbbe qualcuno. A ben guardare, però, ogni presunto difetto è una qualità che rende Edna insostituibile, di sicuro indimenticabile.
È stato un piacere ritrovarla in "Di rosso e di luce" di Valeria Corciolani [Rizzoli] dopo averla conosciuta (e amata!) in "Con l'arte e con l'inganno".

Come nel precedente, anche questo capitolo si apre con un crimine legato a doppia mandata con il mondo dell'arte: dalla preziosa collezione di un importante collezionista, sparisce una statuetta di giada risalente al periodo Ming e, caso vuole, che sia proprio Edna a scoprire il furto.
E pensare che lei a quella serata non voleva nemmeno partecipare poi, allettata dalla possibile visione di una riproduzione del suo amato Bosch, indossa un abito che le sta una meraviglia e si mescola alla folla. Quando entra nello Scrigno del cavalier Petracchi, il solo pensiero di Edna è quello di sbirciare qualcosa di incredibile - come sono per lei tutti i quadri di Hieronymus Bosch - e invece si trova a fissare un pupazzetto di plastica verde rappresentante non il preziosissimo Guardiano del Tempio, ma l'incredibile Hulk. Qualcuno ha aperto la teca senza far scattare l'allarme ed entra in gioco il sistema di sorveglianza. Il perito che viene immediatamente inviato sul posto, però, è una vecchia conoscenza della professoressa Silvera. Ma cosa centrano tre codici miniati, ugualmente preziosi e altrettanto antichi, che sono stati manomessi all'insaputa anche del proprietario?

«Continua ad avvitarsi in un vortice sempre più serrato, fino a che tutto sparisce trasformandosi nel consueto universo di rosso e di luce, di rosso e di luce, di rosso e di luce... e rosso, tantissimo rosso.»

"Di rosso e di luce" ci porta, ancora una volta, dietro le quinte della Storia dell'arte, ci sussurra all'orecchio storie che ci aprono gli occhi su dettagli che abbiamo sempre visto ma mai considerato di tale importanza.
Se nel precedente è il giallo il colore guida, stavolta è il rosso in tutte le sue sfumature - ma soprattutto il rosso minio - a portare con sé significati che vanno ben oltre il comune sapere.

La magia si è compiuta ancora: Edna è riuscita a trasportarmi in un mondo fatto di libri, bellezza e sangue, di leggende, religioni e sapienza antica, di sguardi che sanno vedere e di occhi che guardano oltre le apparenze. Ormai Edna mi è cara come un'amica, come quella professoressa che mi lanciava improperi ma che è l'unica a cui adesso vorrei raccontare questo libro.
Valeria Corciolani ha uno stile unico, fatto di ironia raffinata, di una sottile comicità che riesce a mettere nella stessa trama codici miniati medievali e un manipolo di galline che credono di essere delle dive e si scatenano con "Io vagabondo" dei Nomadi. È tutto talmente cesellato da essere credibile e plausibile.

L'indagine ci fa capire che avremo ancora notizie di Edna e della sua improvvisata squadra, che si arricchisce di nuovi e affascinanti elementi, e sarà di nuovo un'avventura imperdibile.

«Perché siamo noi che facciamo accadere le cose, siamo noi che una volta cambiati gli occhi con cui guardiamo il mondo vediamo ciò che prima ci sfuggiva e finalmente lo afferriamo.»


[libro omaggio della casa editrice]

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