Recensione: Non è stagione di Antonio Manzini


«Perché diventi triste? Cazzo, abbiamo vinto, no?».
«Che abbiamo vinto? Ma non lo vedi? Non lo senti? Ogni volta che hai a che fare con questa gente, con questa merda, diventi merda anche tu. Sappilo. A poco a poco, sempre di più, e arriverà un giorno in cui ti guarderai allo specchio e dirai: ma chi è quest'uomo che ho davanti?».

È maggio e ad Aosta cade la neve. Rocco Schiavone guarda il cielo e sente sempre di più un gelo dentro, nonostante al bar in piazza il barista abbia imparato cosa prende e glielo prepara appena lo vede entrare, nonostante stia saltando nel letto di una nuova donna.
"Non è stagione" di Antonio Manzini [Sellerio] è il terzo capitolo della serie dedicata al vice questore inviato per punizione ad Aosta.

Due casi paralleli si snodano tra le pagine di questo romanzo che ci porta un passo più vicino a conoscere Rocco, l'uomo ferito, addolorato e, forse per questo, rude e cinico.
Mentre l'amico Sebastiano sale da Roma per un affare veloce ma poco pulito che coinvolge anche Rocco, la figlia di un ricco imprenditore edile sparisce e, apparentemente, non c'è verso di trovare il bandolo della matassa: i due uomini che si sono occupati di prelevarla e rinchiuderla sono morti in un incidente stradale e risalire al vero mandante sta diventando una missione labirintica. La situazione diventa ogni giorno più disperata, aggravata dalla neve che, benché non sia stagione, continua a coprire tutto.

«Le stavo solo suggerendo di utilizzare metodi più consoni al ruolo che riveste».
«L'ho sempre fatto».
«Non mi risulta e lei lo sa».

Rocco ha lasciato Nora ed è finito direttamente tra le braccia della sua amica Anna, un'attrazione fortissima che, però, non supera l'intesa tra le lenzuola. Rocco continua a vedere Marina, continua a pensare al passato e l'arrivo di Sebastiano non lo aiuta a lasciarsi tutto alle spalle. Inoltre, dalla questura sembrano accendersi dei riflettori su di lui e, sempre più spesso, si trova a dover giustificare le sue azioni.

Quando tutto sembra già scritto, il cinismo di Rocco subisce un'incrinatura di fronte alla tenerezza di un cane, un bastardino che un suo agente recupera tra i cumuli di neve e che lui adotta istantaneamente. È così che nella vita del vice questore arriva Lupa che, per chiunque glielo chieda, è di razza Saint Rhemy-en-Ardennes, inventata da Rocco per togliersi di torno gli scocciatori.

"Non è stagione" apre una finestra sulla vita di Rocco quando viveva a Roma e, allo stesso tempo, ci mostra la sua solitudine ad Aosta, quel suo ostinato tenersi lontano da tutti quelli che, in qualche modo, potrebbero toccarlo.
Manzini ci dice che non è stagione per la neve e non è stagione per una nuova vita per Rocco.
Chissà, forse arriverà la primavera, prima o poi, per le vette dei monti che guarda dalla finestra e per il nostro vice questore.

«Rocco la guardò. Sentì che era bello, per una volta almeno, lasciarsi andare, senza pensare, senza fare resistenze, senza dover per forza rovinare qualsiasi cosa gli succedesse.»


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