Recensione: Sarti Antonio e l'amico americano di Loriano Macchiavelli


«A Sarti Antonio neppure un'occhiata; al professor Santoni un nobile cenno del capo e un sorriso. Poi dicono che la classe di appartenenza non conta! Uno che abbia l'occhio esercitato, poniamo una contessa, si accorge subito del questurino e del professore. Se ne accorge alla prima occhiata.»

Dopo aver letto "Sarti Antonio e l'amico americano" di Loriano Macchiavelli, pubblicato nel 1983 e recentemente ripubblicato da Einaudi in un'edizione rivista dall'autore, ho avuto ulteriore conferma che se un giallo è ben scritto, non ha età.
La serie dedicata a Sarti Antonio, sergente, si compone di una ventina di volumi scritti a partire dalla seconda metà degli anni '70 e che, nel corso del tempo, sono stati via via ripubblicati.

Ci troviamo a Bologna, dove il corpo di uno studente americano viene trovato, nudo, nell'aiuola del condominio in cui abitava: suicidio, recita il rapporto dell'ispettore capo Raimondi Cesare e Sarti Antonio, sergente, è incaricato di stendere il verbale e di depositarlo in archivio.
Quello che sembrava un caso chiuso, diventa motivo di dileggio dell'antipatico archivista, che non ha remore a ridere in faccia al povero Sarti Antonio, che passa per il sempliciotto che ha accettato a occhi chiusi la soluzione del superiore.
Prima per smentire l'odioso collega, e poi perché una serie di circostanze gli impediscono di tirarsi indietro, Sarti Antonio, sergente, si trova a indagare su un caso che sembra andare più in profondità di quello che avrebbe creduto, coinvolgendo maglie nascoste della società perbene bolognese e addirittura americana.
Tra un'indagine e l'altra, col caldo che non fa dormire, si arriva al 2 agosto 1980, a Bologna, e tutto sembra passare in secondo piano...

«Negli anni Ottanta ero convinto di essere dotato di inventiva, senso dell'ironia, ampia visione degli avvenimenti, buona ricerca di temi interessanti per quell'epoca e giusti da innestare nel romanzo. Bene, volete sapere la verità? Ce le avevo, quelle prerogative»,

"Sarti Antonio e l'amico americano" non è il primo della serie, ma è il primo che io leggo dell'autore e di questo personaggio e nulla toglie alla conoscenza della storia.
Forse, prima di iniziare la lettura, è bene tenere a mente che ci troviamo nei primi anni '80, il modo di indagare - e di scrivere di gialli - è diverso: lo stesso ruolo subordinato del sergente e degli agenti rasenta l'asservimento. Oltre a non esistere i telefonini, non esisteva nemmeno il concetto di politicamente corretto e a stento si iniziavano a comprendere le prime istanze femministe nella società, quindi non c'è niente da urlare allo scandalo di fronte a uscite poco moderne di alcuni personaggi.

A me Sarti Antonio, sergente, piace: mi piace il suo essere modesto, ma a suo modo brillante; mi piace il suo carattere testardo, il non arrendersi di fronte alle evidenze che, secondo lui, vanno contro le sue convinzioni e quindi inaccettabili; mi piace anche il suo essere un uomo d'altri tempi, quel suo guardare le donne senza l'intraprendenza che sarebbe normale ai giorni nostri.

«Sarti Antonio, sergente, insiste, duro come un somaro che ha preso la decisione e non c'è verso di farlo deviare. Neppure a calci nel culo.»

Sono abituata ad altri metodi di indagine, ma Loriano Machiavelli, uno dei padri fondatori del noir italiano, ha un fascino che mi ha conquistato fin dalle prime righe: la scelta linguistica e stilistica ha una costruzione che, irrimediabilmente, mi ha attratta e mi ha tenuta fino alla fine.
Sarei contenta di ritrovare Sarti Antonio, sergente, magari in nuove avventure nell'atmosfera senza tempo della bella Bologna. 


[libro omaggio della casa editrice]


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