Recensione: Il secondo piano di Ritanna Armeni


«Dovrò concentrarmi per evitare errori. I tedeschi al piano terra, gli ebrei al secondo piano. Due rampe di scale, pochi metri. In mezzo ci siamo noi. Dio ci aiuti.»

Ci sono momenti straordinari in cui la Storia domanda azioni e sacrifici che, in condizioni diverse, sarebbero inconcepibili, eppure si rendono necessari in nome della sopravvivenza.
Il nuovo libro di Ritanna Armeni, "Il secondo piano" [Ponte alle Grazie] racconta una convivenza pericolosa e, se vogliamo, illogica che, tuttavia, trova ragione d'essere in nome della carità e della vita.

Quando un gruppo di ebrei, nell'ottobre del 1943, va a bussare al portone del convento delle Suore Francescane della Misericordia, sulla Salaria, la madre superiora non ha dubbi: li avrebbero accolti e nascosti dall'orrore dei nazisti che, appena qualche ora prima, hanno devastato e deportato tutti gli ebrei del Ghetto di Roma. Le suore, seppur spaventate, fanno appello alla preghiera e allo spirito di carità e misericordia del proprio ordine e si impegnano a rendere il soggiorno di quel gruppo di uomini, donne e bambini quanto meno soffocante possibile.

«Erano in sette. Fermi sul piccolo piazzale davanti al convento. [...] Alla giovane suora parvero in posa come per una foto di famiglia, di quelle che si scattano per gli anniversari importanti.»

Il secondo piano del convento è liberato delle cianfrusaglie che lo occupavano da tempo e reso abitabile, pure rimanendo ermeticamente chiuso verso l'esterno: non un raggio di sole, non una brezza di vento entra tra le imposte sigillate, lasciando agli ospiti la libertà di muoversi nelle stanze ma non di uscire sul terrazzo.

Giorno dopo giorno i bambini entrano nella routine del convento e, anzi, portano una piacevole novità tra le suore, che organizzano anche una piccola scuola per donare loro un po' di leggerezza e, poco importa se la loro religione è diversa, suor Grazia racconta loro la nascita di Gesù e distribuisce immaginette sacre che affascinano molto i piccoli.
Tutto, insomma, sembra procedere quasi tranquillamente finché un comando tedesco non chiede alla madre superiora di installare un'infermeria al piano terra. È una richiesta impossibile da rifiutare, quindi si avvia questa impossibile convivenza che fa vivere tutti sulle spine.

«Non lasceremo in strada i nostri fratelli ebrei.»

Ritanna Armeni racconta una storia che sfugge dalle cronache ufficiali e, così facendo, ci regala una narrazione piena di umanità ed emozioni.
Le suore del convento di Poggio Moiano si aggiungono alle altre eroine protagoniste dei romanzi di Armeni, donne forti, spesso ribelli rispetto alle convenzioni, con la capacità di non omologarsi, sicuramente decise a seguire i propri princìpi e valori al di là delle leggi degli uomini.
Così, l'obbedienza alle indicazioni del Vaticano - che in questo caso non sono mai state chiare né decisive - finisce in secondo piano rispetto alla pietà, alla carità e, in definitiva, alla vita.
«Perché in un mondo dove si dice solo io, loro dicono noi» afferma l'autrice nel corso di un incontro esclusivo coi blogger, in cui è stato particolarmente interessante indagare i modi in cui le storie trovano il modo per essere raccontare.

Tra le scene più affascinanti, mi ha emozionato particolarmente quella in cui la madre superiora si contrappone con la diplomazia alla prepotenza tedesca, mi ha fatto immaginare mille scenari dagli esiti diversi e, in quei momenti, quel batticuore, mi ha presentato la vera misura del valore del libro che avevo tra le mani.

"Il secondo piano" è un romanzo che mi ha fatto venire i brividi, mi ha commosso e, infine, mi ha fatto gioire, soprattutto per il miracolo di una scrittura, come quella di Armeni che, anche quando racconta fatti storici particolarmente cruenti, lo fa con la voce sicura di chi non indugia in sensazionalismi inutili ma accarezza il lato umano di ogni vicenda.

Da leggere.

«Fra le sorelle circolava la brezza di una nuova serenità. La carità, l'obbedienza alle leggi di Dio avevano offerto loro un'esperienza che non avrebbero mai immaginato di vivere.»


[libro omaggio della casa editrice]

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