Recensione: La portalettere di Francesca Giannone


 «Voglio capire le cose che non so, tutto qui...» Voglio capire te, avrebbe voluto aggiungere.

Ci sono libri che, come ossessioni, mi tornano in mente, indipendentemente che li abbia letti o meno.
Questa volta mi è successo con "La portalettere" di Francesca Giannone [Nord], un libro che, dal titolo alla copertina, e non per ultima la trama, ha operato un sortilegio sul mio essere una lettrice compulsiva.
È il potere del marketing, mi potrebbe dire qualcuno più votato di me al cinismo, mentre io dico che a volte, in alcune storie, che lasciano indizi in ogni luogo, ci sono presagi del fatto che ci resteranno impresse nella mente e nel cuore.

La mia lettura de "La portalettere" è stata preceduta da grande attesa e, quando mi sono trovata nella storia, non ho potuto fare altro che lasciarmi assorbire completamente.

È giugno del 1934 quando a Lizzanello, un paesino del Salento, si ferma la solita corriera in piazza per riversare fuori i viaggiatori, tra cui, stavolta, c'è Carlo Greco, con sua moglie Anna e suo figlio Roberto. Carlo ha passato diversi anni in Piemonte come finanziere, ed è lì che ha conosciuto questa ragazza dagli straordinari occhi color foglia d'ulivo. Ma Carlo è un figlio del Sud e, appena gli si è presentata l'opportunità, ha deciso di fare ritorno a casa, dove ad attenderlo c'è suo fratello Antonio con la moglie Agata e la figlia Lorenza. Antonio porta avanti l'oleificio di famiglia e Carlo ha avuto in eredità da uno zio un palazzo in centro e una distesa di terra che, con fatica, farà diventare un fertilissimo vigneto da cui produrrà diversi vini di grande pregio.

Appena gli occhi di Antonio si posano sulla cognata, viene folgorato da un'emozione che non ha mai provato in vita sua, seguita dal dolore di rendersi conto dell'amore che lega Anna alla sua famiglia.
Eppure, fin da subito Anna è per tutti "la forestiera" e così sarà per tutta la vita, anche se avrà diverse occasioni per dimostrare a tutti il suo attaccamento al paese.
Così, quando Anna si presenta al concorso per diventare portalettere, il paese guarda a questa stravaganza con malevolenza: quando mai una donna si è messa in bicicletta per andare a consegnare la posta porta per porta? Ma la nuova portalettere troverà diversi modi ancora per far storcere la bocca ai suoi concittadini, quello è solo l'inizio.

«Se era bella? Antonio di femmine così non ne aveva viste mai. Era stato come uno schiaffo, che l'aveva lasciato stordito. Quegli occhi verdi... non riusciva a non pensarci.»

Fin da quando Carlo e Anna scendono dalla corriera in piazza, sembra anche a noi di camminare per le stradine assolate del paese: camminiamo coi loro passi, guardiamo i palazzi e gli scorci coi loro occhi, quasi sentiamo i mille profumi del giardino segreto di Anna e l'aroma del pesto che ama preparare.
In questo, la scrittura di Francesca Giannone è cinematografica: colori che esplodono, la luce che taglia i vicoli, i vestiti delle donne che frusciano mentre si scambiano occhiate, gli occhi verdi di Anna che incrociano quelli color pece di Antonio, la risata di Carlo, la malinconia greve di Agata e tutt'attorno il paese, un'entità compatta, che respira all'unisono e si schiera compatta contro qualsiasi cosa voglia intaccare il corpo granitico di bestia calda e feroce.

Nel racconto corale, il personaggio di Anna risulta un po' rigido nel perseguire unicamente i suoi princìpi, senza avere mai dubbi, senza vacillare mai, né di fronte a una richiesta del marito né dopo un bacio. Questa rigidità sarà foriera di dolore, per lei e per altri personaggi e mi ha reso difficile sentirla vicina. Al contrario, ho palpitato e parteggiato per Antonio e per Daniele, capaci di suscitare una sincera commozione nel loro percorso di vita.

"La portalettere" è un romanzo che racconta la storia di una donna che combatte contro i pregiudizi di un'Italia che non è ancora pronta a considerare la libertà femminile come un bene irrinunciabile, ma è anche il romanzo di una famiglia e, più ancora, il romanzo di un paese intero.
Emozionante, dolorosa, poetica, la storia della portalettere è una storia d'amore che dura una vita e anche oltre.


«Si rese conto che mai erano stai così soli, al riparo da ogni cosa.»

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