Recensione: Sorelle di Maurizio de Giovanni


Perché l'avevano presa?
Cosa volevano da lei?
Il sonno ebbe la meglio.
Ma prima di lasciarsi andare, Teresa pensò a Marco.
E a Sara.

Se non avete mai letto una serie - o magari guardato in tv - non so come spiegarvi la sensazione che si prova quando, libro dopo libro, si cammina insieme ai personaggi, li si conosce, ci si affeziona, si vorrebbe fare delle domande su questo o quel dettaglio. Si entra a far parte di un mondo, ecco come potrei spiegarlo a chi non ha mai letto - o guardato - una serie. Si entra in un microcosmo che ha i suoi colori, i suoi suoni, su cui la luce cade in un certo modo e mai a caso.

A me succede, dico la verità, a volte ho proprio bisogno di ritornare in quel mondo e, fortunatamente, Maurizio de Giovanni è così generoso da regalare ai suoi lettori un affaccio privilegiato nell'universo delle sue serie. Stavolta affacciarsi nel mondo di Sara Morozzi è doloroso, pericoloso, mi sono venuti i brividi e fino all'ultimo ho temuto una nuova ferita. Perché "Sorelle" [Rizzoli], l'ultimo capitolo, in ordine di tempo, della serie dedicata all'ex agente speciale dei servizi segreti, stavolta ha un solo caso da risolvere e non ha a che fare con la Storia italiana, né con criminali più o meno nascosti. Stavolta il male entra nella cerchia stretta di Sara, tocca una delle persone che la conoscono meglio, cerca di estirpare una delle sue poche  sicurezze e sappiamo che dopo questo racconto niente sarà più come prima.

Teresa Pandolfi è a capo dell'Unità Speciale dei servizi segreti dove anche Sara ha militato fino a quando il suo compagno - e direttore dell'unità - Massimiliano Tamburi si è ammalato ed è morto. Il precedente romanzo, "Un volo per Sara", si chiude con il rapimento di Teresa che ora troviamo drogata e legata, prigioniera di misteriosi personaggi che, pagina dopo pagina, rivelano la loro natura infinitamente più crudele di quanto potremmo mai immaginare.

Teresa sparisce senza lasciare traccia. Almeno apparentemente, o meglio, così pensano i nuovi e tecnologicamente aggressivi agenti dell'Unità Speciale a cui, approfittando dell'assenza del direttore Pandolfi, viene data un'impostazione molto più impersonale e robotica. Ma Teresa sa che Sara, talento della vecchia scuola, riuscirà a leggere indizi e storie anche in un graffio su un foglio, anche dove lei non pensava di lasciarne e, soprattutto, in un'assenza che, mai negli ultimi trent'anni, è stata così piena di ricordi.

"Sorelle" è uno dei capitoli più intimi della serie dedicata a Sara e, per questo, si richiude su se stesso, si stringe al petto rimpianti e parole non dette, accarezza dolori mai sopiti e sogna un abbraccio che chissà se arriverà mai.

Maurizio de Giovanni ha più volte dichiarato di amare il personaggio di Sara, di volerla ritrovare nelle storie che gli racconta, e noi lettori siamo al suo fianco nel dipanarsi lento - e a volte doloroso - di questa serie che, libro dopo libro, non smette di toccare profondamente sentimenti che, probabilmente, non saremmo altrimenti disposti ad affrontare.


«Ma erano di nuovo insieme. E non erano due socie in affari che dovevano programmare l'attività; e nemmeno due colleghe, che condividevano il lavoro; tantomeno due amiche che si rivedevano dopo un pezzo.
Erano sorelle. E le sorelle lasciano andare le parole dove vogliono andare, senza tenerle prigioniere.»


[libro omaggio della casa editrice]

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