Recensione: Un'amicizia di Silvia Avallone


«Ma la verità è che il lutto per un'amicizia finita non si risolve. Non c'è modo di curarlo, rielaborarlo, chiudere e andare avanti. Rimane lì, piantato in gola, a metà tra il rancore e la nostalgia.»

L'amicizia, per me, è un concetto alquanto astratto, che nel corso degli anni ha assunto sfumature differenti ma che, se decido di guardarlo più da vicino, non posso negare che abbia sempre il sapore amaro di quelle storie che finiscono senza scrivere mai veramente la parola "fine".

Un po' come la storia dell'amicizia tra Elisa e Beatrice che dà il nome al libro di Silvia Avallone, "Un'amicizia", edito da Rizzoli nel 2020.
Elisa ha 34 anni e parecchi rimpianti e altrettanti rimorsi. Se si guardasse indietro, ci sono diverse cose che avrebbe fatto diversamente, poi però guarda suo figlio Valentino, 12 anni, intelligenza scattante e sorriso come quello di suo padre, che ti spacca il cuore, e un po' se ne frega di come sarebbe potuta andare.
Durante una notte insonne, Elisa inizia a ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita, momenti imprescindibili dalla sua amicizia con Beatrice Rossetti, una delle influencer più conosciute al mondo, e sua migliore amica per tanti anni. Cosa le ha fatte avvicinare e poi allontanare, cosa è successo nel mezzo, cosa l'ha portata a essere quella che è ora.

«Dentro di me sapevo che quella magia di segreti e tane in cui nascondersi e giuramenti solenni poteva scoccare solo in quarta ginnasio tra me, Elisa Cerruti, perfetta sconosciuta, e Beatrice Rossetti, che più celebre di così è impensabile.»

Elisa si è appena trasferita nella cittadina di mare dove vive suo padre, separato da sua madre che invece vive al nord con lei e suo fratello Niccolò. È sola, cerca di conoscere quell'uomo che condivide con lei il Dna e nient'altro, l'unico rifugio sopportabile è la biblioteca, piena di libri che l'accolgono nonostante i vestiti raffazzonati e troppo larghi, i capelli rosso carota dal taglio bizzarro, ed è proprio in biblioteca che incontra un ragazzo biondo, Lorenzo, anche lui amante delle poesie, che non riesce a staccare gli occhi da lei.
Al liceo la situazione non migliora, anzi, finché un giorno, quasi per magia, la ragazza più bella e popolare della scuola non decide di diventare sua amica. Da lì, sono montagne russe di emozioni, di esperienze, di sfide.
La vita, però, si sa, ha in serbo mille sorprese.

«E quella mattina ventosa di Santo Stefano al belvedere, con il mare buio e i traghetti che arrancavano verso l'Elba, Beatrice e io avevamo quattordici anni eppure lo sapevamo già, che il futuro è un tempo che toglie e non aggiunge.»

Silvia Avallone racconta l'entusiasmo dell'adolescenza, gli abissi e le vette delle prime passioni, il disagio di non sapersi muovere in una pelle che cambia, e poi le delusioni dell'età adulta, la disillusione cocente che lascia cicatrici profonde anche nella maturità.
Avvertiamo il dolore di Elisa immutato dopo quasi vent'anni, siamo consapevoli che quella rottura non si rimarginerà mai, quasi soffriamo insieme a lei per tutte le cose che avremmo voluto andassero diversamente. Poi, tutt'ad un tratto, Beatrice sparisce dai social, il mondo si chiede dove sia, se lo chiede anche Elisa, finché non è lei a contattarla.

Credo che, se mai dovessi trovare una falla in questa storia - che tuttavia mi ha emozionato - sarebbe proprio qui, quando Elisa e Beatrice si ritrovano: perché per tutto il romanzo abbiamo percepito il dolore lancinante di Elisa, abbiamo sentito la sua delusione, abbiamo sofferto per le difficoltà e i vuoti della sua vita e questo ci ha convinto che mai e poi mai sarebbe potuta tornare indietro sui suoi passi. E invece.

"Un'amicizia" è la storia di un'amicizia e una sola, una storia possibile, plausibile, condivisibile.
Perché ci sono tante definizioni di amicizia per quante persone esistono, e quella di Elisa e Beatrice potrebbe essere la mia o la tua, l'emozione resta immutata.


Commenti