Recensione: Chi dice e chi tace di Chiara Valerio


«Un incidente nella vasca da bagno, continuavo a sentire, come una radio dimenticata accesa [...]. Un incidente nella vasca da bagno, veniva ripetuto per la strada.»

Se da un libro potesse emanare il profumo della storia che contiene, da "Chi dice e chi tace" di Chiara Valerio, edito da Sellerio, si effonderebbe profumo di erba riarsa dal sole ai bordi delle strade che costeggiano il litorale, odore di fichi d'india e di crema solare, di costumi stesi ad asciugare e di pizzette riscaldate dal bar del lido. Se da questo libro si potesse estrarre un'essenza, sarebbe quella del paese che sembra rianimarsi solo d'estate, coi villeggianti, e che tutto il resto dell'anno si avvolge su se stesso, in spire e spire di vite che si intrecciano.

Il paese è Scauri, l'ultima cittadina del Lazio, affacciata sul Tirreno, per alcuni scrigno di bellezza un po' sfiorita, per altri gabbia da cui scappare. Per Vittoria, Scauri negli anni '70 diventa il rifugio, il terreno dove impiantare una nuova casa con Mara, che è tanto più giovane di lei e in paese non hanno capito se è una sua parente o che altro. O meglio, all'inizio non lo capiscono, e dopo non gliene importa.
Quando Mara chiama Lea per dirle che hanno ritrovato Vittoria morta nella vasca da bagno, è stato un incidente, una disgrazia, immediatamente nella donna scatta qualcosa. Lea Russo fa l'avvocato, ha un marito e due figlie, nel paese si conoscono tutti quindi anche lei aveva conosciuto Vittoria, nei vent'anni che aveva vissuto lì si erano incrociate diverse volte, per le cose più disparate, spesso anche solo per uno sguardo e due chiacchiere. Per questo Lea non crede che la morte di Vittoria sia un incidente.

«Tutti facevamo sempre le stesse cose. Tutti sapevamo tutto di tutti. Tutti ci accontentavamo di ciò che avevamo davanti agli occhi.»

Da quel momento in poi, Lea analizza la figura di Vittoria attraverso i suoi ricordi e i racconti di quelli che l'hanno conosciuta. Vittoria non aveva mai litigato con nessuno in paese, anzi, quando aveva potuto fare del bene non si era mai tirata indietro. Lavorava come aiuto farmacista e aveva introdotto nell'uso comune lo studio delle piante officinali, tanto da essere diventata anche un'attività per i bambini della parrocchia. Vittoria "parlava, divertendosi, di cose delle quali non si sarebbe dovuto o potuto ridere" ed era la sola donna a possedere una barca nella lega navale.
Mentre conduce una sua personalissima indagine - perché qui un delitto non sembra esserci - Lea deve riconoscere a se stessa che Vittoria la affascinava. Il suo modo di parlare, le cose che diceva, come guardava la gente o muoveva le mani, tutto fungeva in un certo qual modo da magnete per lei.

«La differenza tra veleno e farmaco. La proporzione.
Premura e seduzione hanno gli stessi gesti. Farmaco e veleno.»

Nel paese si è detto tanto su tante cose, e anche tanto si è taciuto. La verità diventa un fluido mutevolissimo che sfugge continuamente dalle mani, ma Lea sente dentro di se di non poter lasciar perdere, Vittoria è un mistero che in vita non aveva compreso e che ora vorrebbe decifrare.
La sua voce ci rende partecipi dei suoi dubbi, degli apparenti affanni che, a posteriori, la colpiscono come sempre ci accade quando ripensiamo al passato e ci vengono in mente le risposte che avremmo voluto dare ma che non ci sono venute a fior di labbra.
Attraverso gli occhi di Lea camminiamo per Scauri, ne conosciamo i riflessi e le ombre, le stradine signorili e i pregiudizi; grazie ai suoi pensieri mentre fuma una sigaretta chiusa in bagno, ci rendiamo conto che la seduzione è un profumo sottile che riusciamo a sentire anche dopo che è passato.

Chi era Vittoria? iniziamo a chiederci anche noi, avvinti alla pagina da una piccola confessione dopo l'altra. La sua morte può essere stata un incidente oppure no, ma arrivati a questo punto diventa poco importante. Quello che conta è che continuiamo a indagare insieme a Lea e, oserei dire, anche dentro di Lea, perché sono anche i suoi sentimenti quelli che ci guideranno.

«Era un rompicapo. Non che cos'è la verità, ma quando è la verità. Quando una cosa è vera e quando smette di esserlo o quando è falsa e diventa vera. Insomma, la verità rispetto al tempo non vale niente.»

"Chi dice e chi tace" riporta l'autrice a casa - Chiara Valerio è di Scauri - e si sente.
Si sente quella sorta di beatitudine che coglie chi torna nel luogo natio e conosce la storia anche delle pietre angolari dei palazzi del corso, di tutte le botteghe e dei soprannomi familiari dei concittadini, che sono rimasti sempre gli stessi.
Si dicono cose, altre se ne ascoltano, quello che poi resta addosso sono le storie.
Come quella di Vittoria, di Lea e di altri personaggi/persone di questa storia piccola e immensa.

«Invece tu lo sai cosa rovina le famiglie?
Certo che lo so, una sola cosa.
E cioè?
L'incapacità di accettare che quelli che ami cambino.»


[libro omaggio della casa editrice]


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