Recensione: Gotico rosa di Luca Ricci


«Sempre mi stupirò di quegli scrittori che mettono l'amore alla fine della storia, per risolvere le cose, come sentimento edificante. Per me l'amore va all'inizio, e complica tutto, manda all'inferno.»

Avete presente quelle giornate dove prendete un libro, aprite, leggete il primo capoverso della prima pagina, mugugnate cinque secondi e poi lo richiudete. Ne prendete un altro, stessa storia. Buttate giù uno scaffale stracolmo della libreria perché cercate un libro, no, non uno dei 600 che avete sparsi per tutta casa, un altro, uno speciale che non vi ricordate dove lo avete seppellito. Lo trovate e copia/incolla il primo rigo di questo sproloquio. Ecco.
Non cercate oltre. Rassegnatevi ad aprire "Gotico rosa" di Luca Ricci [La nave di Teseo] e a farvi avvolgere dal turbinio di sensualità, cinismo, erotismo e sarcasmo che zampilla da ognuno dei 7 racconti, come una fontana di decadente bellezza in un giardino segreto da cui non riuscite a staccare gli occhi.

Deliquio veneziano, Racconto della pioggia, Vitalità dell'amore, Gotico rosa, Ferragosto addio!, Il nero abisso esistente tra di noi e Trascurate Milano, ognuno vi darà una sferzata di quella realtà a cui di solito girate la faccia.

I tradimenti, i segreti, le paure, i desideri proibiti, le illusioni, le ossessioni, niente sarà toccato coi guanti dall'autore. Ricci, con una maestria che cammina sul filo della crudeltà, prende in mano ogni debolezza, ogni mania, e la schiaffeggia per scrollare il velo del perbenismo borghese. E se vi state chiedendo se ci riesce, se riesce a uscire dagli schemi di certa letteratura da attico in centro - se così possiamo definirla - la risposta è sì, ci riesce a tal punto che trasmette al lettore quel senso di libertà che deriva dal dichiarare apertamente che c'è della polvere sotto al tappeto e che siamo noi quelli che l'hanno nascosta.

«Il virus assedia la città ma io sono diventato bello.
Passo molto tempo davanti allo specchio, a contemplarmi con la mascherina. La alzo e l'abbasso, anche. Per vedere la differenza. Se l'abbasso la mia faccia offre uno spettacolo che conosco fin troppo bene; se la alzo invece ecco che tutto diventa perfetto, la parte sfregiata di me viene coperta, e rimangono solo gli occhi, glaciali, fermi.»

In ogni racconto, troverete il crudele sarcasmo di chi non nasconde niente, né a se stesso né al lettore, e se pure lo fa, alla fine lo rivela con un colpo di scena che lascia a bocca aperta.
Pur avendo apprezzato ogni storia, Il nero abisso esistente tra di noi contiene quel tipo di ineluttabilità che abitualmente mi lascia senza fiato. Forse si intuisce cosa possa succedere nel finale, ma quando ce lo troviamo davanti agli occhi, nero su bianco, l'effetto è eclatante.

Conosciuto e stimato con la tetralogia delle stagioni, Luca Ricci conferma la sua capacità di parlare d'amore in una maniera non convenzionale. Perché ossessioni, debolezze, perversioni, luci e ombre, nella poetica di Ricci corrispondono allo scardinamento dell'idea comune d'amore e, pur apparentemente negandolo, è la spinta più forte di tutte per far partire la sua narrazione.

"Gotico rosa" è un libro che ho portato con me un po' dappertutto, perché avevo bisogno di aprirlo e leggerne alcune frasi, alcune atmosfere, anche senza nessun appiglio. Quando è arrivata la sua naturale conclusione, ne ho conservato un ricordo dal sapore agrodolce, che ha continuato a pizzicarmi la lingua per giorni e che ancora adesso, al solo ricordo, mi riaccende la voglia di riaprirlo e rileggerlo.
Fidatevi di me: leggetelo.


[libro omaggio dell'autore]


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