«Chiudi gli occhi e lo senti dalle orecchie che c'è. Chiudi pure quelle e lo sai dal naso. Tappalo e lo sai dalla lingua. Chiudi pure la bocca e te lo dice la pelle che stai a Napoli. È tale e quale, te ne sei andato e quella è rimasta imbalsamata.»
Se avete mai passato un Capodanno a Napoli, comprenderete quando dico che, a cavallo della mezzanotte, diventa difficile anche sentire i propri pensieri nella testa. Ci sono i fuochi d'artificio, i botti, scoppi dappertutto, ma è come se l'entropia aumentasse esponenzialmente, una ammuìna silenziosa che contribuisce a risvegliare l'anima. O le anime.
Perché in "La doppia vita dei numeri" di Erri De Luca [Feltrinelli] il dialogo tra i protagonisti viene continuamente spostato dal piano dei vivi a quello dei morti, senza interruzione.
«Napoli è ammuìna di voci e di conversazioni che si svolgono contemporaneamente e il cittadino sa partecipare di tutte quelle intorno».
Siamo in una casa napoletana, è la notte di Capodanno e fratello e sorella si sono riuniti per aspettare insieme la mezzanotte. Non si vedono da tempo, comprendiamo che il fratello vive lontano da Napoli e non ci torna volentieri, però la sorella ha talmente insistito che ha pensato di accontentarla ma adesso sembra essere percorso da una strana smania, non riesce a stare seduto, va alla finestra, guarda fuori, è pensieroso.
La sorella, invece, sembra intenzionata a mantenere l'umore leggero anche se si muove come chi aspetta qualcuno. E quel qualcuno arriva, non appena mettono in tavola le cartelle della tombola.
Sono i loro genitori, giovani, nei loro abiti migliori, discreti eppure indubbiamente presenti, che guardano i loro figli come non li hanno mai visti quando erano in vita.
La sorella sembra l'unica a percepirli, lei sa che stanno là con loro e che, dopo un po', arriverà anche Italia, la domestica morta da poco e che le sposta ancora le cose per casa, come faceva quando era in vita.
La tombola diventa un sorteggio di numeri e destini, di racconti e personaggi che si muovono da un piano all'altro della vita e oltre la vita, con un'agilità chissà se dovuta ai numeri o alla natura stessa di quella notte un po' magica.
Pubblicato nel 2012, "La doppia vita dei numeri" è un testo teatrale in tre atti che rispetta la forma del teatro come abbiamo imparato a conoscerlo con Eduardo De Filippo e, dopo "Morso di luna nuova", riporta De Luca nel racconto di vita napoletana, teatrale suo malgrado, pieno di espressioni facciali, gesti e non detti che contribuiscono ad arricchire le emozioni regalate dalla sua scrittura.
Da leggere e rileggere, magari dopo i fuochi di Capodanno.
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