Recensione: A esequie avvenute di Massimo Carlotto


«Dopo alcune settimane complicate e alcoliche ero tornato a Padova. Dai miei amici Max e Beniamino.»

I lettori delle serie noir lo sanno, se lo aspettano: prima o poi ci sarà un colpo di scena che sconvolgerà i piani e le avventure che verranno dopo non potranno più essere le stesse.
È successo con le serie di Maurizio de Giovanni, è successo con Rocco Schiavone di Antonio Manzini, e adesso è il momento dell'Alligatore di Massimo Carlotto.

"A esequie avvenute" [Einaudi] segna il ritorno di Marco Buratti, l'Alligatore che da trent'anni è protagonista del crime italiano con le indagini e i delitti nel Nordest.
Nel Nordest ci troviamo anche questa volta, dove Marco è tornato per ricongiungersi con i suoi amici di sempre, Max e Beniamino, dopo la fine di una storia d'amore sbagliata.
È a Padova che, dopo tanto tempo, viene coinvolto in una nuova indagine che gli chiede di scoprire dove sia nascosta l'amante rapita di un imprenditore più dedito ai "magheggi" - evasione fiscale, truffe, capitali in banche illegali - che alla vera imprenditoria. Sembra un caso semplice, l'Alligatore pensa di sapere tutto sia del mandante che della vittima. È la stessa storia che ha visto decine di volte, in tutte le salse: l'imprenditore ricco, di una certa età, perde la testa per la ragazza giovane e straniera, ne seguono regali importanti, una casa, la promessa - che non si concretizzerà mai - di lasciare la moglie. Tutto già visto.
Invece, ad un certo punto, le carte in tavola vengono coperte e lui e i suoi fidati compagni si trovano a brancolare nel buio, con un feroce killer che ha in canna un colpo per loro.

La voce dell'Alligatore è diventata riconoscibile, si sentono i suoi pensieri mentre combatte la voglia di affogare qualsiasi dolore nell'alcol e stavolta la lotta sarà impari perché arriverà un dolore insopportabile, che cambierà la geografia della sua vita.

Su tutto, il blues malinconico come un pianto funebre, esplosivo come un urlo che non trova consolazione.

Massimo Carlotto ci parla di crimini che non fanno cronaca, un po' fuori dalle mode sia della narrativa che delle serie tv, ma proprio per questo riesce a incuriosire il lettore, a catturarlo in un altro tipo di oscurità, che si insinua silente nella vita di tutti i giorni.

"A esequie avvenute" segna una tappa fondamentale nella storia dell'Alligatore e mi chiedo se quello che potrà venire dopo conserverà quest'atmosfera straziante o si aprirà a uno spiraglio di ulteriore speranza.
Di sicuro c'è solo che nulla sarà più lo stesso.


«Avevamo scelto un'esistenza molto diversa dalle altre, da quelle dei regolari. E quando hai il cuore fuorilegge, non puoi pretendere che batta a un altro ritmo.»
 


[libro omaggio della casa editrice]

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