Recensione: Gli occhi di Sara di Maurizio de Giovanni


«Il destino esiste, Mora, ma è all'indietro. Chissà perché nessun filosofo l'ha mai detto.»

Non finirò mai di sentirmi a casa in certe storie, grazie a certi autori, cullata dalle parole messe in bocca a personaggi che, ormai, sono diventati amici.
Mi succede sempre con le storie di Maurizio de Giovanni: chi legge da un po' questo blog, si sarà reso conto che seguo assiduamente la produzione letteraria di questo autore che è capace sempre di emozionarmi.

Ho avuto il privilegio di leggere in anteprima il quarto capitolo della serie dedicata a Sara Morozzi, "Gli occhi di Sara" [Rizzoli], uscito il 30 marzo, e di chiacchierare con De Giovanni dei risvolti della storia dell'ex agente segreto con la capacità straordinaria di leggere i gesti delle persone.

«Fuggite ora, voi che potete, prima che l'inferno vi inghiotta, e il pallido sole di questo giorno inutile in mezzo a una settimana qualsiasi diventi l'ultimo di un indimenticabile paradiso.»

Il precedente "Una lettera per Sara" si era chiuso con il piccolo Massimiliano malato e il nuovo libro si apre in ospedale, con una condanna a morte che pende sulla giovanissima testa del nipote di Sara.
Sara si muove nell'ombra che è attaccata alla luce accecante di un dolore che non sa esternare e che guarda riflesso negli occhi di Viola, la mamma di Massimiliano, paralizzata in un incubo dal quale non sembra esserci via d'uscita, mentre l'ispettore Davide Pardo sembra negare qualsiasi evidenza di diagnosi e si trincera in un ostinato ottimismo.

Gli occhi di Sara, quegli occhi straordinari che osservano anche i dettagli che i più giudicano insignificanti, scavano negli animi di quelli che si prendono cura del piccolo e scoprono una pista, una speranza che affonda le radici nel suo passato, tanto lontano quanto pregno di tutte le risposte fondamentali per il futuro.

«Sara è un personaggio che guarda al passato - racconta Maurizio de Giovanni nell'intervista -. Nasce come un racconto del passato che ha in sé già tutte le soluzioni per il presente. Sara ha vissuto una vita talmente intensa, che non può non avere dei tentacoli anche nel presente e nel futuro suo e di chi le sta attorno.»

Scopriamo che gli straordinari occhi di Sara, oltre a far innamorare il suo capo, Massimiliano Tamburi, si sono piantati nella memoria anche di un altro uomo, un uomo che non avrebbe dovuto vederla, eppure, al di là di qualsiasi abilità di diventare invisibile, la vede sempre, ovunque si trovi.

«Lei, invece, non riusciva a lasciare il terreno della sorveglianza che stava attuando. Quasi che, a forza di interpretare gesti ed espressioni, si calasse in una persona come nella lettura di un romanzo avvincente, di quelli che non si mollano e tengono svegli tutta la notte.»

Grazie ai ricordi di Sara, andiamo nella Napoli del 1990 in fermento per la prossima visita di papa Giovanni Paolo II. Il muro di Berlino è caduto da pochi mesi, molti paesi dell'Europa dell'Est sono in crisi e a Napoli scoppiano le rivolte studentesche. È quasi fin troppo facile per un gruppo di studenti stranieri, provenienti proprio da quei Paesi in crisi, innescare una protesta nella protesta, con scopi ben più violenti delle manifestazioni di piazza degli altri universitari.

Gli occhi scuri e appassionati di Nicolae Popescu, uno stimato medico del Policlinico che suo malgrado si trova coinvolto nel piano criminale, trovano Sara nell'ombra dove è solita mimetizzarsi e da quel momento non riesce più a dimenticarla. Molte vite si perderanno - e non solo nella morte - ma la minaccia del passato diventa una speranza per il futuro.

"Gli occhi di Sara" è un noir in cui, dal bianco e nero dei ricordi, emergono occhi pieni di passione e di un fuoco che finora non avevamo mai visto in Sara: la gelosia, il tradimento, le scelte avventate ma inevitabili escono dalle ceneri del passato per diventare ferite brucianti nel presente. 
Non c'è verso di cambiare il passato, soprattutto se in esso ci sono i semi del presente e del futuro: Sara se ne accorge dolorosamente e anche noi lettori con lei.

Maurizio de Giovanni è abilissimo nel creare una tensione emotiva che si intreccia a quella caratteristica della crime fiction, regalando al lettore, alla fine, il sollievo non solo della risoluzione del caso ma anche la carezza del conforto di sentire il cuore pacificato dei protagonisti. Almeno fino alla prossima storia.

«Gli occhi, i tuoi occhi sono il filo conduttore della mia esistenza.»


[libro omaggio della casa editrice]

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