Post-letter di ottobre


«Per questo preferisco di gran lunga l'autunno alla primavera, perché in autunno si guarda il cielo. In primavera la terra.»
Soren Kierkegaard

Ogni anno, all'arrivo di ottobre, mi sorprendo a pensare che mai come stavolta il cielo è dorato, le foglie sugli alberi sono meravigliose, il bosco ha una luce unica.
Poi mi smentisco, perché anche l'anno prima avevo pensato la stessa cosa, ma la dimenticanza della meraviglia, il restare senza fiato ogni volta, non è già un prodigio?
Io mi lascio avvolgere dalla sorpresa della bellezza, come se fosse inaspettata e sempre nuova e dentro mi cresce un fiore di gratitudine.

Le temperature ancora miti mi hanno regalato tramonti infuocati sul terrazzo, esplosioni di rosa sul lago, le nuvole come pennellate.
Davanti a spettacoli così non esistono pensieri che persistono nel loro arrovellarsi: tutto diventa leggero e risolvibile.

Ottobre per me ha avuto il sapore dell'attesa, perché aspettavo di tornare a casa, a Napoli, a Torre del Greco.
Il concetto di vacanze autunnali mi era sconosciuto fin quando Giulia non ha iniziato la scuola e ho scoperto l'esistenza di questa sospensione di qualsiasi attività per due settimane, prima della lunga corsa verso le vacanze di Natale.
Per la prima volta abbiamo organizzato con un animo un po' più leggero, dall'inizio della pandemia, il ritorno dalle nostre famiglie: una vacanza fuori stagione per i canoni italiani, per stare insieme e godere ancora di quella coda d'estate che a Napoli regala giornate di caldo e cieli tersi.
È stato bellissimo, come sempre.


Al ritorno, come ho imparato essere un mio schema, ho avuto bisogno di rivedere Orgoglio e Pregiudizio che intanto è tornato su Netflix.
Perché si torna sempre dove si è stati bene.
[sarà per questo che rivediamo all'infinito sempre gli stessi film che ci sono piaciuti?]

Sul fronte serie, ho continuato a guardare Superstore, con America Ferrera sempre più sicura di sé tra le corsie del supermercato più simpatico di St. Louis.

Prima che lo togliessero da Netflix, ho recuperato un film che avevo in lista da mesi, This is where I leave you, con Jane Fonda, Jason Bateman, Adam Driver e Tina Fey come membri della famiglia Altman che si ritrovano per il funerale del padre e che, assecondando le sue volontà, sono costretti a vivere sotto lo stesso tetto per i sette giorni della shiva. Quello che non si sono detti in anni e anni di lontananza, verrà fuori e non sarà più possibile che le cose tornino come prima. Bellissimo e struggente, ma anche molto divertente, per lo black humour e le battute tranchant.

Appena Disney+ l'ha reso disponibile per gli abbonati, abbiamo dedicato una serata a guardare Black Widow: mi è piaciuto scoprire qualcosa di più sull'apparentemente algida Natasha Romanoff, il suo passato, il legame con altri personaggi Marvel, ma a differenza di altri capitoli del MCU, non mi ha coinvolta più di tanto, sebbene la scena post credit apra nuovi scenari per futuri film.

E i libri?

Ho letto secondo la mia solita media, anche se quando sono stata a Napoli, di giorno ero sempre troppo occupata e di sera troppo stanca per leggere anche solo una pagina: in compenso, ho comprato qualche libro, mi sembra logico, no?

Tra il prima e il dopo, ho fatto in tempo a leggere il secondo libro di Toshikazu Kawaguchi, "Basta un caffè per essere felici" e devo confessarvi che per me poteva anche fermarsi a "Finché il caffè è caldo".
Anche il quinto capitolo dei Bridgerton "A Sir Philipp, con amore" ha perduto un po' il fascino delle prime storie d'amore dei fratelli della famosa famiglia inglese, ma mi ha intrattenuto e a volte non si chiede altro a un libro.
Quello che, purtroppo, non ha avuto nemmeno questo pregio è stato "Tredici lune" di Alessandro Gazoia, che era entrato nella selezione del Premio Strega di quest'anno, ma che non è riuscito a catturare la mia attenzione durante la lettura, ci sto ancora riflettendo.

Due libri, però, mi hanno ricompensato per le altre letture tiepide: "Oliva Denaro" di Viola Ardone e "Angeli per i Bastardi di Pizzofalcone" di Maurizio de Giovanni.
Il primo, ambientato negli anni '60, scardina l'usanza del matrimonio riparatore con la forza di volontà di una ragazza di quindici anni che non vuole piegare la testa di fronte alla violenza che ha subito.
Il secondo, è ormai l'undicesimo appuntamento con la squadra di poliziotti più eterogenea di Napoli e De Giovanni ha saputo ancora una volta raccontare un delitto e una miriade di sentimenti senza mai essere scontato.

Novembre è iniziato col freddo pungente che profuma di caldarroste e legna nel camino.
Io inizio a sentire anche l'odore del Natale e mi sto rifugiando in letture che mi facciano compagnia sul divano, come amici che passano a trovarmi e mi fanno sorridere.

Ci vediamo presto!
Buona lettura!

Commenti