Recensione: Non c'è bisogno di Voi di Matteo Secchi


«La pulsione verso un momento di felicità non è qualcosa da ricercare, ma sola da attenere. E impreciso rispetto all'orario delle nostre aspettative, quel momento si presenterà.»

La felicità è un accessorio necessario sui social, in televisione, nelle rimpatriate tra amici: bisogna sfoggiarla sempre, a tutte le ore, in qualsiasi occasione, deve essere ben visibile e riconoscibile da chiunque. Senza felicità, non ci sono follower, sponsor e inviti. Ormai siamo talmente assuefatti a tutto questo circo che difficilmente qualcuno si ferma a guardare quanto ci sia di sbagliato in tutto ciò.
Fortunatamente ci sono i libri che fanno da cassa di risonanza per l'assurdità.

"Non c'è bisogno di Voi" di Matteo Secchi [Morellini editore] racconta una distopia non troppo dissimile dalla realtà, dove la felicità diventa necessaria per mostrarsi in società.

Ritroviamo il mondo già conosciuto ne "Il paradosso della normalità", dove il partito del VOI ha vinto le elezioni e ha imposto l'IFM, l'Indice di Felicità Medio a cui i cittadini devono uniformarsi per contenere le spese mediche dovute alla gestione della tristezza e della depressione. Chi non rientra nello standard imposto dal governo, viene spedito alle Bili Bianche, un quartiere-lager costruito per contenere tutti gli infelici che, per qualche tempo ancora, possono essere utili alla propaganda del VOI con il loro lavoro. Nessuno resta tanto tempo, e non perché sia possibile uscirne, ma perché l'eutanasia è legale nelle Stanze del Saluto davanti alle quali gli abitanti delle Bili Bianche si mettono in fila per uscire dalla loro condizione e dalla loro vita.

Carlo lo abbiamo conosciuto nel libro precedente, amico di Paolo e Maurizio, e ora lo ritroviamo alle Bili Bianche, da solo. Carlo, però, è un'eccezione perché è rinchiuso lì da due anni, ogni giorno rimanda la sua visita alle Stanze del Saluto e il giorno successivo la storia si ripete. Si interessa alle vite di quelli che sono insieme a lui in quell'esilio dove l'affetto, l'amore, l'amicizia sembrano non esistere.
Come si può chiamare, allora, il legame sottile che Carlo instaura con Aurora, Roberto, Alessio, la dottoressa Lorna?

«Le ombre avanzano. Decine, centinaia. Raggiungono la piazza. Prendono colore e sono riconoscibili: Sono persone. Sono persone comuni. Sono loro. Sono le persone felici.»

In "Non c'è bisogno di Voi" ogni pagina contiene riflessioni amare, crudeli, vere. Sebbene Secchi si attenga ai canoni del genere distopico, è difficile non riconoscervi un'analisi nuda e, per certi versi, spietata della realtà: la ricerca spasmodica della felicità o, meglio, la felicità esibita per rassicurare un invisibile pubblico composto da persone che si osservano reciprocamente 24h su 24.

Carlo è un personaggio complesso, in divenire durante tutto il romanzo: pian piano lo smarrimento diventa consapevolezza che sboccia in una nuova maturità, fino al tenero finale in cui fa capolino, inaspettatamente, la speranza. Anche il lettore, insieme a Carlo, arriva alle ultime pagine con una nuova tenerezza nei confronti del mondo delle Bili Bianche e con la rinnovata fiducia nel futuro.

C'è bisogno di un libro così, capace di innescare una riflessione indispettita verso certi meccanismi che ormai fanno parte di noi e di gettare semi di speranza verso il futuro, che possa essere finalmente a misura dell'unicità di ognuno di noi.



[libro omaggio dell'autore]


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