Recensione: Alzarsi presto di Sandro Campani

«Il bosco sta lì a prescindere da noi: ci precede e ci sopravviverà.»

Non ho confidenza con la montagna, men che meno col bosco. È come se nel sangue mi mancasse quella particella di roccia e muschio, sostituita forse dai granelli di rena nera e dal sale marino. Eppure, datemi un libro, un racconto, una poesia che nel bosco ha il suo nido, è mi avrete conquistata con quelle atmosfere.
"Alzarsi presto. Il libro dei funghi (e di mio fratello)" di Sandro Campani [Einaudi] è un racconto e una passeggiata nel bosco, alla ricerca di funghi, di tartufi, ma anche dei passi che ci hanno preceduto e che, per quanto lievi, hanno scavato sentieri dentro di noi.

Campani ci aspetta all'alba, in un grigiore che si estende su tutto, rendendo l'aria quasi magica, e ci porta con lui e suo fratello Pietro a passeggiare per i boschi dove anche loro padre, gli zii, alcuni amici, hanno vagato alla ricerca di funghi, tartufi e piccoli regali della natura.

Foto free Pexels, modifiche mie.

Come ho detto, non ho alcuna dimestichezza con il bosco e i suoi segreti per questo, mentre lo scrittore, pagina dopo pagina, indica di guardare sotto quel cespuglio, ai piedi di quell'albero, di prestare attenzione a come cade la luce, io sono rimasta completamente incantata.
Immagino che a livello inconscio abbia sempre saputo che c'è chi vive cercando e trovando tartufi e funghi rari (e gustosissimi), ma scoprire che ci sono fungaie che conosce solo una persona, che si nasconde mentre le raggiunge e che attua strategie affinché nessun altro possa trovarle, mi ha riempita di meraviglia.

«È un mondo scoperto prima del suo apparire, come se non fosse ancora pronto e tu sbirciassi.»

"Alzarsi presto" è soprattutto questo, il racconto di un codice segreto che Campani ci sussurra a mezza voce, senza mai entrare troppo nei dettagli dei luoghi ma dilungandosi invece sulla sorpresa, sull'emozione, sull'eccezionalità dell'esperienza che si ripete ogni volta uguale e sempre diversissima.

I capitoli brevi sono ricchi di episodi famigliari: come quando il piccolo Sandro si sveglia all'alba perché vorrebbe andare per funghi anche lui coi genitori, ma non riesce mai a coglierli sul fatto. Oppure delle beghe coi vicini, invidiosi delle gerle cariche di funghi, stipate nel portabagagli. O, ancora, raccolte quasi mitiche accadute una sola miracolosa volta e per questo ancora più straordinarie.
Si percepiscono chiaramente gli occhi dello scrittore che osserva tutto, si imprime nella memoria i gesti, scruta i tic involontari e li ascrive in identikit perfetti di persone che compaiono nitidamente davanti agli occhi del lettore. Io sono quasi sicura, per esempio, di riuscire a riconoscere Pietro, se mai lo incontrassi, dal modo in cui cammina, con i cani che lo seguono sempre alla stessa distanza, per il modo in cui sorride addirittura, perché Sandro Campani, nell'aria piena di profumi del bosco, compie l'incantesimo di riuscire a scegliere la parola, l'aggettivo, l'avverbio talmente calzante che non potrebbe essere sostituito da nient'altro e, per questo, traccia un'immagine perfetta.

Da profana, ho amato profondamente il Glossario Sentimentale alla fine del libro, una sorta di libro degli incantesimi con parole come Amanita, Colombina, Ovulo, Prugnolo da farsi sdrucciolare sulla lingua una, due volte, finché non sembra quasi di vederli apparire (e se non succede, le immagini di Google sono ben felici di fornire straordinarie immagini che sembrano finte e invece no).

Ho conosciuto la scrittura di Campani con "I passi nel bosco" e quando è uscito "Alzarsi presto", a ottobre dello scorso anno, l'ho letto subito e, mentre le foglie ingiallivano, questo libro si conquistava uno dei posti tra le migliori letture dell'anno.

Questo libro è un posto prezioso in cui passeggiare e trovare meravigliose sorprese, un po' come quelle fungaie nascoste e miracolose di cui ci parla Campani.
Eppure io, a differenza dei cercatori di funghi e tartufi più esperti, non me la sento di mantenere il segreto e vi invito a vagare come ho fatto io, certa che ritroverete lo stesso incanto.


«E tornando a casa, penso: vado sempre in giro a dire quanto sono sradicato e inadeguato al mondo, che non ho un posto e non averlo e sentirmene staccato è la mia croce; invece non è vero, ce l'ho un posto: è il bosco con mio padre e mio fratello.»

Commenti